Green Cross e CNR spiegano ai bambini le sfide della scienza
Grandi palloni, dotati di particolari sensori, eseguono osservazioni nello strato dell’atmosfera più vicino alla superficie terrestre, chiamato strato limite. Dalle Isole Svalbard, oltre l’80° parallelo Nord, si studiano quali conseguenze hanno sull’Artico gli inquinanti prodotti dalle attività umane alle nostre latitudini. Quali sono e come funzionano queste speciali strumentazioni? E come possono aiutarci a capire meglio l’inquinamento dell’aria, il clima e i suoi cambiamenti? È stato questo il focus dell’incontro “Sotto un cielo di bit”, che si è tenuto questa mattina a Explora, il Museo dei bambini di Roma, e che ha visto la partecipazione di oltre 80 bambini della Capitale a colloquio con gli scienziati del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
In video-collegamento con la base Dirigibile Italia del CNR a Ny-Ålesund (Isole Svalbard), i ricercatori in missione al Polo Nord hanno spiegato agli studenti l’importanza della raccolta di dati scientifici per lo studio dei processi che sono alla base dei cambiamenti climatici in Artico e l’impatto che hanno alle nostre latitudini. Punto forte dell’appuntamento, è stato l’esecuzione di misure in diretta utilizzando un pallone “frenato”, che ha toccato quota 800-1000 metri. Al pallone è stata agganciata una struttura chiamata “gondola” in cui sono installati gli strumenti per misurare i parametri fisici, tra cui temperatura, pressione e umidità, ma anche aerosol e gas residui di prodotti chimici generati dalle attività industriali, che danno indicazioni di come sta cambiando l’ambiente anche in Artico.
«In Artico è molto importante valutare la presenza del “black carbon” – ha spiegato Angelo P. Viola, ricercatore dell’ISAC-CNR –, particelle di carbonio elementare ottenute dai processi di combustione che, trasportate dalla circolazione atmosferica, contribuiscono ad alterare, depositandosi, le proprietà fisiche delle superfici dei ghiacciai marini e terrestri e ne accelerano il processo di fusione». Queste ricerche sono state discusse nel corso della mattinata con i ricercatori che si trovavano nel laboratorio di Gruvebadet, fuori dal centro di Ny-Ålesund, con cui gli studenti hanno avuto modo di colloquiare durante il collegamento in teleconferenza dal Museo Explora.
«Studi sulla composizione chimica dell’aerosol presente in queste zone remote del Pianeta sono fondamentali per comprendere fino a che punto sia compromesso il suo “stato di salute” e se davvero, in certi casi, si sia prossimi ad un punto di non ritorno – ha dichiara Valerio Rossi Albertini, fisico-chimico del Cnr e membro del comitato scientifico di Green Cross -. Le nuove tecnologie sono un potente strumento di accesso e di trasferimento della conoscenza, capaci di costruire un futuro più efficace, intelligente, pulito».
Le nostre iniziative di educazione ambientale proseguono con la 25esima edizione di del concorso “Immagini per la Terra”, realizzato in collaborazione con il MIUR, che chiede alle scuole di inviare articoli, inchieste, fotografie, video e spot sui temi della sostenibilità ambientale entro il 31 marzo. I lavori verranno valutati da una giuria di esperti entro la fine dell’anno scolastico e gli istituti vincitori riceveranno 1.000 euro, che potranno essere usati per allestire laboratori scientifici, acquistare testi di ecologia o realizzare piccoli osservatori ambientali.
17 MARZO 2017